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La classificazione delle piante e la loro denominazione

La scienza che si occupa di classificare e nominare gli esseri viventi è la tassonomia; essa utilizza informazioni provenienti dalla sistematica (scienza che si occupa del confronto dei caratteri osservabili nei diversi gruppi animali e vegetali). E’ Linneo (1707-1778) che elabora il primo metodo di classificazione universale (valido anche per il regno animale), ordinando i diversi componenti del mondo vegetale sulla base di criteri morfologici sessuali (forma e contenuto dei fiori). Le scoperte successive in biologia hanno condotto a modificare aspetti importanti di tale schema, incorporando in particolare scoperte emerse dalla genetica, senza tuttavia abbandonare la sua logica di base, ovvero la definizione di gruppi la cui vicinanza tassonomica (o parentela) dipende strettamente del numero di caratteristiche fisiche (morfologiche) condivise tra i soggetti. Le classificazioni moderne distinguono livelli tassonomici (o unità sistematiche) chiamati ‘Taxa’ (taxon al singolare) articolati secondo una logica gerarchica verticale (di tipo albero genealogico). E' il 'Codice Internazionale di Nomenclatura Botanica' che stabilisce le regole seguite per classificare e denominare le piante; in particolare il codice stabilisce che per tutti i nomi scientifici è impiegato il latino. Ogni unità tassonomica è definita con l'aiuto di un 'suffisso' (gruppo di lettere alla fine del radicale della parola). Alcuni tra i taxa più significativi sono di seguito riportati (con un esempio riguardante la Salvia). 

Taxa

Esempio

Suffissodistentivo

Regno:

Plantae

 

Divisione:

Magnoliophyta

(-phyta)

Classe:

Magnoliopsida

(- opsida)

Ordine:

Lamiales

(-ales)

Famiglia:

Lamiaceae

(-aceae)

Genere:

Salvia

 

Specie:

officinalis

 

 

La specie, taxon fondamentale, assume un ruolo particolare in questo schema in quanto composta di individui (componenti di una popolazione) che si riproducono fra di loro, per via sessuale, per produrre una discendenza fertile. I livelli inferiori alla specie comprendono: la ‘varietà’ e i ‘Cultivar’ (varietà coltivata o razza per gli animali), risultati di variazioni genetiche (e quindi morfologiche) all’interno della stessa specie (che rimane però l'unità riproduttiva e funzionale). Nel mondo vegetale esistono anche forme ibridi: risultato dell’incrocio tra due specie diverse (o generi), ma per questo spesso non fertili. Nella scogliera delle piante aromatiche di Osimoambiente, ma anche nel frutteto e nelle altre scogliere didattiche, utilizziamo una classificazione binomiale o trinomiale, che consente di distinguere oltre il Genere, la specie e le eventuali varietà (var.) e/o ‘Cultivar’ (tra virgolette).Secondo questa nomenclatura standard, il nome di una specie viene definito dalla combinazione di due nomi: il nome del genere a cui appartiene la specie (sempre con l’iniziale maiuscola ed in corsivo ) e l’epiteto che caratterizza e distingue quella specie dalle altre appartenenti a quel genere (sempre in minuscolo e corsivo). La nomenclatura trinomiale consiste nell’inserire un terzo epiteto  che consente quando è necessario il distinguo tra categorie di rango più basso rispetto alla specie: la varietà o il cultivar. Va ricordato che spesso tra parentesi è riportato il nome dell’autore (o degli autori) che hanno per la prima volta descritto la specie e che, nel caso di ibridi , l'epiteto relativo alla specie è preceduto dalla lettera 'X'.Le nostre piante sono tutte l'oggetto di unasegnalitica 'in situ' (si tratta di tavolette di legno) che facilitano al visitatore il riconoscimento dei nostri esemplari (si veda un modello di seguito riportato).

famiglia

 

5 x mille

 

cea regione marche

 

decalogo per il corretto comportamento

contratto di fiume

 

Amici del CEA

 

astea